Disegnare nel fondo della miniera

Bisogna dire che disegnare in una vena di carbone non era troppo agevole per Calisto Peretti che, accovacciato con le ginocchia sotto il mento, oltre al libretto di cronometraggio e ai fogli per gli schizzi, era provvisto di casco, lampada con batteria, di maschera antipolvere e di maschera anti CO2, il tutto attaccato alla cintola. Per non parlare del fastidio causato dal rumore infernale delle perforatrici, del panzer e dai crolli di pietre al momento delle esplosioni.
La situazione non era migliore nelle gallerie dove si doveva subire il fischio acuto e insopportabile dei "canars" (i potenti ventilatori che soffiavano l'aria nelle gallerie) e quello delle perforatrici che attaccavano lo strato roccioso e soprattutto quello delle deflagrazioni per aprire nuove gallerie, da cui deriva il grado di sordità riconosciuto ora dal Fondo per le Malattie Professionali.

NEL 1975 NASCE UNA COOPERAZIONE NEL BENELUX

Oramai i manifesti saranno pubblicati insieme con il Veleigheidsinstituut (Amsterdam), l'Assurance Accidents (Gran Ducato di Lussemburgo), l'ANPAT e l'AIB (Bruxelles). Con l'aumento delle voci in capitolo, è evidente che la libertà d'espressione ha subíto un serio colpo. I risultati non si sono fatti attendere!

Ecco una nota interna che Calisto Peretti ha inviato il 22 aprile 1976 al Direttore generale con il quale il dialogo è sempre stato costruttivo:

M. Cloquet,

Da quindici anni ho il privilegio di creare per l'ANPAT dei manifesti per la Prevenzione degli Incidenti sul Lavoro.

Credo di poter affermare di aver rispettato la mia missione con probità cercando sempre di portare ogni messaggio grafico al suo più alto livello.

Come promotore lungimirante, Lei mi ha sempre testimoniato la Sua fiducia lasciandomi una grande libertà d'espressione. Questa situazione ha rappresentato per un artista un grande vantaggio a beneficio del compito che gli era stato affidato.

Da qualche tempo è nata una cooperazione in seno all'Unione Economica del BENELUX che riunisce e mette a confronto gli sforzi di tre organismi di prevenzione degli infortuni. Una riunione si è tenuta lo scorso 16 marzo ad Amsterdam per esaminare la bozza del programma per il 1977: il risultato è stato che i documenti presentati, la cui idea di fondo era simbolizzata dalla morte, sono stati rifiutati o modificati.

L'ANPAT si è da tempo distinta come autorità nel campo dei manifesti di prevenzione. Deve ora perdere questa sua indipendenza creatrice e la sua personalità lasciandosi condurre al cimitero delle idee trite e vedersi seppellire nel mezzo di coloro che pontificano? Che grande passo…. indietro! 

Oltre ai limiti imposti da lingua, mentalità e legislazione straniere, ecco emergere delle misure restrittive della creatività a causa di divieti motivati esclusivamente da una letteratura che emana dagli psicologi che, a dispetto di ogni  pragmatismo, dichiarano ex cathedra che questo genere di messaggio "non è adatto all'operaio".

Questi criteri non mi impressionano affatto: d'altronde, se avessero dovuto prevalere, io non avrei mai potuto creare il manifesto (e chissà quanti altri) in cui si vede un filo elettrico in cattivo stato che prende simbolicamente la forma di un teschio. Io penso che la sua efficacia e il suo successo non abbiano bisogno di nessun commento e questo lo dimostra il fatto che gli stocks del manifesto si sono immediatamente esauriti e l'interesse che ha suscitato presso numerose riviste belghe e straniere.

Sarebbe a mio avviso pericoloso condizionare l'atto creatore in funzione di affermazioni così categoriche perché chi se non l'artista che vi si consacra anima e corpo potrebbe decidere l'etica di un messaggio?  Ad ogni modo, non sarebbe più possibile fare il minimo gesto in queste condizioni perché oggi si afferma una cosa e domani si cercherà di provare il contrario.
Durante la riunione l'aver fatto ricorso al simbolo suddetto è stato giudicato  opportunistico. A mio avviso, ciò avviene dal momento in cui un giudizio si ispira ciecamente alle elucubrazioni dei pontefici della critica (alcuni psicologi) vittime delle loro sterili fissazioni "intellettuali" che sfociano irrimediabilmente su progetti stereotipati che, in quanto tali, limitano ogni forma di ricerca e di creatività.

Certo non bisogna utilizzare sistematicamente delle immagini forti o scioccanti come non bisogna escluderle in maniera sistematica; in definitiva, non esiste nessuna premeditazione perché il tema condiziona logicamente l'immagine sin dalla sua concezione.

Non si deve nemmeno dar prova di paternalismo stantio ammettendo che questo dogmatismo, che consiste nel masticare a beneficio del destinatario una minestra ribollita insipida che gli viene presentata senza preoccuparsi di quello che egli può pensare veramente. Che questi dottrinari scendano una sola volta dal loro piedistallo per meglio osservare queste persone che essi credono di conoscere tanto bene. Allora forse abbandonneranno i loro pregiudizi circa le possibilità di percezione dell'operaio e, se ci riescono, a loro volta cercheranno di capire finalmente che non si tratta qui di livello intellettuale ma di sensibilità e di apertura di spirito.

In conclusione, attribuire al manifesto un ruolo didattico è un enorme malinteso: il manifesto invece deve suggerire e ricordare e solo l'impatto del messaggio graficamente valido toccherà il lavoratore. E' un suo diritto!

Allo scopo infine di salvaguardare la qualità dei nostri manifesti e perché la nostra clientela non ne paghi lo scotto, sollecito la Sua autorità competente a esaminare la mia proposta che consiste nel presentare da ora in poi al gruppo di lavoro del Benelux dei progetti maturati all'ANPAT e che saranno sostenuti unicamente dalla delegazione belga.

Considerazioni a proposito del manifesto di prevenzione  generale e del manifesto di prevenzione specifica

Dalla sua nascita l'ANPAT ha pubblicato ogni mese dei manifesti di prevenzione su temi di sicurezza generale. Dal momento in cui ha iniziato a lavorare per questa associazione, avendo condiviso la vita con i minatori al fondo della miniera, Calisto Peretti ha orientato decisamente la sua produzione verso manifesti che rispondono ai bisogni specifici delle imprese come strumento di prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Il pragmatismo del suo vissuto nella miniera di Tertre gli ha permesso di capire a fondo la psicologia operaia dato che lui stesso proveniva da questo ambiente. Contrariamente ai manifesti di prevenzione generale il cui messaggio passa molto meno velocemente perché ha bisogno di una trasposizione psicologica, quelli i cui temi sono studiati per l'impresa che li richiede sensibilizzano direttamente il lavoratore.

Effettivamente, riconoscendo il suo luogo di lavoro, l'operaio si sente coinvolto e di conseguenza il manifesto provoca in lui un sentimento di responsabilità unito a un reale spirito di partecipazione alla sicurezza. Si è potuto constatare che i manifesti di questo tipo, ben documentati e graficamente validi, non vengono imbrattati e sono completamente rispettati.

Calisto Peretti è sempre stato convinto della loro enorme efficacia. E' il motivo per il quale egli ha creato, su richiesta di imprese dei settori tra i più disparati, numerosi pannelli dipinti e incorniciati di formato 100x60. Erano venduti o concessi in uso alle imprese. Dopo l'arrivo del nuovo giovane Direttore generale dell'ANPAT gli stocks di quei pannelli di grande valore storico sono stati eliminati.

Dei pannelli giganteschi sono stati allora chiesti dalle imprese (come il GB di Nivelles e la Fabbrica di Braine Thiriau (ABT).
Grazie allo sviluppo del servizio "creazioni grafiche"che si è dotato di una stampante in serigrafia, l'ANPAT ha potuto far fronte alle richieste di adesivi e manifesti specifici delle imprese tra le più svariate, con tirature di non più di un centinaio di esemplari.
E' per questo che pochi di questi manifesti figurano in questa esposizione.

Estratto dal verbale della riunione di mercoledì 1 dicembre 1971 a Bruxelles

Questo commento critico è stato mosso da alcuni pubblicitari in occasione di un acceso dibattito sulla creazione nel settore dei manifesti:

"Sono tristissimi quei grafici della prevenzione degli infortuni sul lavoro, mentre noi non ci vediamo a illustrare un ospedale dove si cura il cancro al polmone per fare la pubblicità alle sigarette".

Risposta di Calisto Peretti:
Le nostre posizioni sono diametralmente opposte, voi siete dei bugiardi senza scrupoli al soldo delle lobby per far soldi, voi non esitate a puntare sulla popolazione dei giovani.
Io mi sono sempre ispirato ad una indipendenza intellettuale di fronte alle mode e ai cliché combattendo il lassismo dell'immagine.
Vorrei sottolineare che, contrariamente a quello che voi, i pubblicitari, affermate nelle vostre istruttive lezioni di "marketing" a beneficio del "business", la sicurezza non è in vendita perché si tratta, ed è questo che ci preoccupa di più, della salute e della vita dei lavoratori. Il linguaggio grafico della prevenzione, che non è come una strizzatina d'occhio se vogliamo che sia efficace, va concepito in un'etica di rispetto nei confronti del destinatario. E se bisogna parlare di "grosse cifre" come esca per poter effettuare azioni di prevenzione con il linguaggio grafico, io riprenderó il ragionamento quanto mai logico di uno degli oratori del colloquio, capo del servizio di prevenzione di un'assicurazione :"il costo della creazione di un manifesto è ridicolo rispetto alle somme spesso considerevoli che si spendono per indennizzare un infortunio".

Questo paragrafo è stato ripreso nella lettera aperta indirizzata il 10/07/1986 a Baudouin Schoenmaekers, Direttore generale dell'ANPAT e presidente del Comitato d'Informazione A.I.S.S. - Ginevra come pure a tutti i partecipanti al colloquio internazionale sul ruolo e l'impatto del manifesto di prevenzione il cui progetto, nato nel novembre 1983, era dovuto all'iniziativa di Calisto Peretti.

Estratto del verbale della riunione tenuta a Bruxelles l'8/01/1981

Gruppo di lavoro "Infortuni dul lavoro" Sottogruppo manifesti.
Rettifica alla risposta di Calisto Peretti alla domanda di M. Van Ree, presidente (pag. 4 - paragrafo 3)

Calisto Peretti insiste sul fatto che il dovere dei responsabili dell'esposizione dei manifesti nei luoghi di lavoro è di essere coscienti che l'efficacia del messaggio grafico debba prevalere al di là del fatto che piaccia o meno.

L'essenziale è che esso non venga dimenticato!

Il ricorso allo choc, in alcuni casi, si impone ma è logico che la varietà di stile mantiene sempre vivo l'interesse.
Mostrare esclusivamente delle immagini piacevoli e positive alleggerirebbe la loro missione di vigilanza di fronte ai rischi. Stabilire un sistema in questo senso darebbe ai lavoratori un falso sentimento di sicurezza data l'assenza totale di pericolo mentre lo scopo principale del messaggio è di prevenirlo.

Calisto Peretti preconizza che, per valorizzare la prevenzione attraverso l'immagine, il concetto di "bel manifesto" (in senso estetico) debba lasciare il posto a quello di "buon manifesto", cioè valido dal punto di vista grafico.

Onorare il lavoratore con un'immagine artisticamente presentata lo sensibilizzerà maggiormente, aumentando in tal modo l'efficacia del manifesto nel suo ruolo sociale passnado per il suo ruolo culturale.