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Brani da una intervista a Calisto Peretti racollta dalla giornalista Maria Laura Franciosi in cui Peretti descrive la sua concezione artistica.
Continuo ora con una illustrazione della mia vita artistica. Il mio approccio e' stato essenzialmente umanistico. Ho sem pre combattuto le prevenzioni umilianti dei padroni, dei socio-psicologi e di alcuni sindacati circa la capacita' di comprensione dei lavoratori.
Ho scritto nell'aprile 1976 in una rivista di prevenzione: "...La censura, i divieti imposti dai pontefici della critica vittime della taro sterile presunzione intellettuale (qui mi riferisco ad alcuni psicologi dellavoro) obbediscono a schemi stereotipati, ostacolando ogni forma di ricerca e di creativita' . Costoro vogliono solo dar prova di un paternalismo stantio che mira a rimasticare, per il bene dell'operaio, un minestrone insipido che gli si presenta senza preoccuparsi di quello che egli possa veramente pensare.
Che questi dogmatici scendano una buona volta dalloro piedistalJo per osservar meglio questi uomini che credono di conoscere tanto bene. Solo allora, forse, essi potranno abbandonare le fora idee preconcette sulle possibilita' di percezione e comprensione dell'immagine che hanno i lavoratori. E solo allora, se io faranno, potranno finalmente capire che non e' una questione di livello sociale o intellettuale ma di sensibilita' personale e di apertura di spirito".
ln un altro articolo ho scritto che iresponsabili della prevenzione devono essere consapevoli che l'efficacia dei messaggio grafico deve prevalere al di la' dei fatto ' che esso possa piacere 0 meno. L'essenziale e' cbe esso non venga dimenticato! E' necessario, in qualche caso, ricorrere allo choc, secondo la gravita' dei pericolo. Ma e' logico che, quale che sia la varieta' deU'approccio, si deve sempre tenere alto l'interesse dei messaggio.
Limitarsi a mostrare immagini piacevoli e positive servirebbe solo a ridurre la vigilanza di fronte ai rischi. Adottare un atteggiamento sistematico in questo senso, darebbe ai lavoratori un falso senso di sicurezza nascondendo loro la presenza di pericoli. Io mi sono sempre rifiutato di fare l'apologia dei padrone, mostrando solo belle fabbriche e beUe macchine piene di garanzie. Sono stato spesso testimone di situazioni pericolose e non ho mai voluto ingannare l'operaio. Per questo ho sempre cercato di dire la verita'.
Io ho sempre sostenuto che, in virtu' dei valore e dell'onesta' della prevenzione degli infortuni sullavoro mediante l'immagine, il concetto di "bel" manifesto, cioe' in senso decorativo, deve far posto a quello di "buon" manifesto, un manifesto cioe' ben doeumentato e adatto plastieamente allinguaggio dell'operaio.
A mio avviso il ruolo deeorativo dei manifesto e' supertluo o secondario. Io penso che il fatto di onorare l'operaio con un'immagine plasticamente vaIida aumenti l'efficacia dei manifesto stesso attraverso il suo ruolo sociale e cultur~le. Io ho sempre cercato l'indipendenza intellettuale nei confronti delle mode e ho combattuto con tutte le mie forze illassismo deU'immagine. ln un altro articolo, in risposta aIle obiezioni dei dirigenti cirea i eosti elevati dei manifesti di prevenzione, rispetto a quelli pubblicitari, ho scritto:
"Vorrei sottolineare che, contrariamente a quello che dicono i pubblicitari nelle loro molto istruttive lezioni di marketing a vantaggio dei business, la sicurezza non si vende perche' qui sono in gioco, ed e' questo che deve preoccuparci, la salute e la vita dei lavoratori.
Il linguaggio grafico della prevenzione, che non e' sem pre una strizzatina d'occhio se vogliamo che sia efficace, deve essere concepito'in un'etica morale di rispetto nei confronti dell'operaio. Se si deve parlare di soldoni come esca per mettere in atto azioni di prevenzione in materia di grafica, io riprenderei il ragionamento molto logico fatto da un responsabile dei servizi di prevenzione di una compagnia di assicurazione: "Il costo della creazione di un manifesto e' irrisorio se confrontato con le somme spesso ingenti che si devono spendere per indennizzare le conseguenze di un infortunio" .
Per meglio capire le pitture che vedrete nella sala di esposizione, confesso che il mio vissuto, soprattutto quello della miniera, ha notevolmente influenzato la mia visione dei mondo. Come per l'immagine al servizio dei sociale, l'uomo e il suo divenire e' al centro delle mie preoccupazioni pittoriche. Paul Caso dei giornale belga "Le Soir" scrive: " I quadri di Peretti sono impregnati dei terrori dei tempo presente: l'atomo, le carestie. Essi ricreano l'ambito convulso dell'artista ossessionato dalla coppia, dalle streghe, da' Minotauro, da Grunewald e, beninteso, dall'ecologista rosso. Il realismo barocco ha conservato il suo potere di esorcismo. L'artista ci impone la sua violenza salutare" .
Alain Viray dei giornale belga "La Demiere Heure" dice: "Strana pittura, che e' quella di un temperamento eccezionale, non molto lontano dai nuovi espressionisti italiani e tedeschi, soprattutto per la cmdezza dei colori perche', per la grafica . Calisto Peretti e' eminentemente un maestro a se stante, dotato di una pennellata . diabolica. Tuttavia, bisogna ammetterlo, il pittore, qui, gioca con l'inferno cromatico" . Nel testo dei catalogo pubblicato in occasione dell'omaggio che ho voluto fare ai fondatori dei movimento internazionale "Figuration Critique" (Mirabelle Dors et Maurice Rapin) al museo di Mons nell 993 (citando il poeta Jules Beaucarne ."Le mode sono malattie mentali nutrite dal commercio"), io ho scritto: . "L'imperialismo intemazionale dei mercato deU'arte e' etTettivamente il corollario dei bisogni creati da una societa' materialistica iperindustrializzata, iperinformatizzata e ipercommercializzata.
E' confortante constatare quanti artisti, specialmente giovani, optino per un'arte ispirata ad una ecologia mentale e, con probita' formale, essi operano controcorrente rispetto al flusso isterico delle mode, consapevoli dell'alienazione collettiva della macchina scervellatrice, consapevoli della distruzione sistematica da parte dell'uomo dei nostro patrimonio terrestre". Concludendo, io osservo che la modernita' commerciale dell'arte di oggi e' il riflesso della nostra societa' in pieno mutamento dove l'economico sostituisce l'umano. Viviane Forrester scrive nel suo libro intitolato "L'Orrore Economico": "L'uomo aveva ancora la facolta' di essere sfruttato, ma ora non piu' , e' diventato allora scomodo inutile Piu' che mai io resto, nel mio percorso pittorico, agganciato profondamente all'uomo. La masturbazione intellettuale non e' certo il mio scopo e respingo ogni discorso sofistico che giustifichi l'arte-gadget, l'arte dei vuoto umano.
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